Quella coda degli Appennini che innoltrandosì
nelle Calabrie prende il nome di Sila , amica selva
di pini cui Strabone dà l’estensione di 81 miglia
nell’ avvicinarsi al golfo di Taranto si dirama
e si divide formando profondi valli ed alte rupi.
In mezzo a questi, alla disianza di tre miglia dal
mare, egualmente distante dal Crati e dal Trionto
sorge un sasso eminente su cui siede Rossano,
È a lei sottoposta vasta pianura, ove spontaneo
cresce l’ olivo, ed alle spalle quelle rupi
e quelle valli sempre di rigogliosa vegetazione vestite
non ismentiscono il detto del Bruno “ aer hic quoque salubris viget”.
Vuole il Sorrento e con lui il Quattromani
che questa città abbia preso il nome di Rossano
da’ monti di color rosso che le fanno corona.Luca De Rosis – Cenno storico della Città di Rossano e delle sue nobili famiglie (1838)
I primi insediamenti della popolazione indigena degli Entri risalgono ai secc. XI – VIII a.C. Durante il periodo magno-greco (secc. VIII-II a.C) è il porto e l’arsenali di Thurii (la II Sibari) con il nome di Ruskìa o Ruskiané. Poi durante la denominazione dei romani (secc. II a.C – V d.C) diventa anche una città fortezza, Castrum e poi Frùrion, con il compito di controllare la sottostante Piana di Sibari ed i sovrastanti monti della Sila , dove i fieri Brettii o Bruzi difendn eroicamente la loro libertà dai Romani: la città acquista il nome di Roscianum. Siti archeologici Enotrii, Brettii, Greci e Romani sono segnalati in tutto il territorio, mentre significativi reperti sono conservati nel nuovo museo Dicesano e nel museo di Sibari. Il periodo storico più importante per Rossano è quello Bizantino: infatti, dal 540 al 1059, essa diventa una città strategica dell’Impero di Bisanzio tra le più attive e sicure del sud-Italia, ambita da numerosi invasori (Visigoti, Longobardi, Saraceni) ma mai espugnata. Un centro militare oltre che un centro politico-amministrativo tra i più importanti del dominio bizantino che ospita i più alti dignitari della corte di Bisanzio, ma anche dell’Impero Italo-Tedesco.
Nel 951 – 952, è la sede dello Stratego (il capo militare e civile dei due Themi di Calabria e Lombardia), e diventa così la capitale dei possedimenti bizantini in Italia. E’ il momento della massima potenza e notorietà per Rossano, che le valgono i titoli onorifici di “La Bizantina”, “perla bizantina della Calabria”, “la Ravenna del sud”. Il secolo X, che per l’Europa è uno dei secoli più drammatici, è invece, il secolo d’oro per Rossano. Essa è il centro urbano più importante della Calabria, sede dello Stratego, di Vescovado, di uffici amministrativi, di officine artigianali, di botteghe d’arte. Numerose, inoltre, sono le istituzioni educative e le scuole monastiche dei tanti monasteri urbani e montani, che, con le loro biblioteche ed i loro “scriptoria” diffondono l’immagine di Rossano e la rendono famosa per i suoi alti livelli di religiosità e di cultura greco – bizantina.
Da quest’ambiente ricco e stimolante, luogo d’incontro e di sintesi di diverse sensibilità, crocevia tra l’Oriente e l’Occidente, zona ascetica di intensa spiritualità ( nota come l’Aghiov Oros o Montagna Santa Rossanese), esce una nutrita schiera di personalità di primo piano nel Medio Evo: I Papi Zosimo (417 – 418), Giovanni VII (705 – 707), Zaccaria (741 -752), Giovanni XVI Filagato (997 – 998); San Nilo, il più illustre dei figli di Rossano (910 – 1004), fondatore di numerosi monasteri, tra i quali la famosa Badia Greca di Grottaferrata presso Roma; San Bartolomeo (980 – 1055), discepolo di S. Nilo e continuatore della sua opera, coo-fondatore della Badia di Grottaferrata, autore del “Bios”, la vita di San Nilo, l’opera agiografica e storica più significativa di quell’epoca storica; Shabbettai Domnolo (913 – 982), medico e scienziato ebreo ecc.
Dalla fine dell’età bizantina (1059) in poi Rossano perde progressivamente il ruolo di protagonista nella storia della Calabria, pur mantenendo una sua intensa vitalità ed intatto il suo prestigio; specialmente al tempo dei Normanni (1059 – 1190) e degli Svevi (1190 -1266), quando, risparmiata dalla feudalizzazione, si conserva città regia e quindi libera Università. Ma nel 1417, passa sotto il Regime Feudale, diventa e rimane Principato, quasi ininterrottamente, fino al 1806, durante le dominazioni degli Angioini, ( 1266 – 1442), degli Aragonesi (1442 – 1504), degli Spagnoli (1504 -1714) degli Austriaci (1714 – 1738), dei Borbone (1738 – 1860). Le famiglie feudali che si avvicendano alla guida della città sono i Ruffo, i marzano, gli Sforza di Milano, gli Aldobrandini e i Borghese di Roma; Bona Sforza e contemporaneamente Principessa di Rossano, Duchessa di Bari e Regina di Polonia (1524 – 1559).
L’intenso sfruttamento dei dominatori stranieri, dei feudatari, del Patriziato locale determinano il ristagno dell’economia (incentrata sull’olivicoltura), l’isolamento e la periferizzazione della città. Ciò nonostante Rossano continua a svilupparsi urbanisticamente ed ad arricchirsi di nuove e significative presenze. Sorgono numerosi e grandi i palazzi gentilizi, Chiese e Monasteri, casini o masserie, torri costiere, (come il castello di S. Angelo), l’Ospedale di San Giovanni di Dio o dei Fatebenefratelli, associazioni culturali e religiose, assistenziali e sociali. L’Arcivescovo Gian Battista Castagna diventa Papa con il nome di Urbano VII (15 – 27/IX/ 1590). Sul piano culturale, dai primi del 500 alla metà del 700, Rossano rinnova il ruolo di Città di Cultura: proliferano le istituzioni religiose ( tra le quali il Seminario Diocesano, (1593); si affermano due Accademie note a livello nazionale, quella dei Naviganti e quella degli Spensierati; sorge il teatro Nazionale Amantea poi Palella, modellato su quello della corte borbonica di Napoli, unico in Calabria alla fine del 700.
Durante il decennio Francese ( 1806-1815), Rossano ritorna ad essere Città Regia, liberata dagli orrori e dallo sfruttamento del Feudalesimo. Ai primi dell’800 diventa Capoluogo di Distretto (28 Comuni), sede di Sottointendenza, Capoluogo di Circondario e sede del Giusticente; dal 1894 al 1926 è sede di Sotto-Prefettura; nel 1865 diventa sede di Tribunale, nel 1875 di Corte d’Assise e Distretto Militare; si arricchisce di nuove istituzioni scolastiche superiori e, nel 1871, prima di altre città, di Ginnasio, che diventerà poi Liceo Ginnasio “San Nilo”, scuola illustre per cultura e vita democratica; nella seconda metà dell’800, è centro di numerosi circoli culturali e produce vari giornali e periodici; nel 1876 Rossano inaugura il tronco ferroviario Jonico e, dopo qualche anno, avvia la prima illuminazione elettrica e le prime centrali termoelettriche della Calabria. Nel 900, Rossano vive le vicende che caratterizzano la Calabria, con dignità e spesso da protagonista: partecipa con tanti coraggiosi alla Resistenza ed alla lotta di Liberazione, conosce l’emorragia dell’emigrazione, svolge una funzione attiva nel processo lento della ricostruzione della vita civile democratica e materiale della regione, esercitando, fino a tempi recenti, un ruolo di grande prestigio, trainante e di guida, nel vasto territorio della Calabria Jonica Nord Orientale.